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In ricordo di Rosario Assunto: due lettere inedite. (Parol n° 12, 1996)

Un buon modo per ricordare la figura di Rosario Assunto, recentemente scomparso, e di sottolinearne la grande importanza negli studi di estetica del nostro secolo crediamo proprio sia quello di farlo attraverso alcune delle sue lettere in cui, con sereno distacco, parla di sé.

Ne pubblichiamo due, particolarmente significative al Riguardo. Due lettere che egli scrisse a Luciano Nanni pochi mesi prima della morte, nelle quali, sollecitato da Nanni stesso e dai suoi scritti, il suo parlare di sé assume il taglio sintetico di un doloroso, ma sereno, compendio di vita, insieme morale (privato) e scientifico-culturale, pubblico, implicitamente significativo per tutti. Quasi un testamento, diremmo, dettato (in commovente umiltà e in ancora giovanile, generosa, disponibilità) prima di tutto a se stesso e poi ovviamente a chiunque altro ne voglia raccogliere il senso e farne, come dire, tesoro.

Caro professor Nanni,

da molto tempo dovevo e volevo scriverle, e La prego di volermi scusare. Purtroppo i problemi di salute mi hanno costretto ad un nuovo ricovero di tre mesi; e le chemioterapie sono efficaci ma debilitanti. E dovranno ricominciare fra qualche tempo.

Ma cambiamo argomento. E mi consenta di ringraziarla non solo per l'edizione definitiva, e tipograficamente accurata, della Nuova semiologia, per Contra dogmaticos, azzeccatissimo titolo per un libro azzeccato. Le seconde copie le spedirò presto(insieme con altri duplicati e miscellanee 3 e libri sui quali non avrò occasione di tornare nel poco tempo che mi resta da vivere: elettore del Premio Strega sin dalla fondazione, pensi quanti romanzi di una stagione appesantiscono la mia dimora al terzo piano ... ) al Centro "Andrea Palladio" di Vicenza, a cui ancora vivente mia moglie facemmo donazione di tutta intera la biblioteca. E soprattutto la ringrazio per le Tesi di estetica con l'efficace, sensata recensione di Sini.

Leggere i Suoi studi è per me come affidarmi a una guida alpina che mi guidi tra crepacci, seracchi, slavine: Le confesso che il mondo in cui Lei con tanta accortezza si avventura è per me estraneo, forse anche ostico: gli strutturalisti, i semiologi, etc. mi provai a leggerli, a suo tempo: ma dovetti desistere a causa della noia non scompagnata da una ostilità di cui Lei mi ha fornita la chiave quando parla della distinzione tra la logica del bar ( = della comunicazione) e la logica (langue) a cui dobbiamo ricorrere per comprendere la poesia e l'arte in generale. E vado leggendo con profitto il lungo saggio su Barthes, autore, lo confesso, che non ho mai preso troppo sul serio, nonostante l'eleganza della sua scrittura.

Credo, del resto, che certe mie idiosincrasie, per nulla da me dissimulate, Le siano note da un pezzo. Come suppongo Le sia nota la mia assoluta incapacità di affrontare le formule algebriche o pseudo-algebriche: spero mi perdonerà, se Le confesso che codeste formule, e tutto il capoverso in cui esse compaiono, le ho saltate e le salto a piè pari quando in esse mi imbatto nelle Sue pagine.

In verità, apparteniamo a due mondi diversi; e l'utile, prezioso, che ricavo dai Suoi scritti, per fortuna esposti in buona e gradevole lingua, è quello di consentirmi la conoscenza di un mondo a cui da solo sarei renitente ad entrare. Quanto al Suo dissenso nei confronti del comune amico Umberto Eco, non posso non dichiararmi totalmente d'accordo con Lei: sottoscrivo in pieno quello che Lei asserisce nelle pagine 108-109 delle Tesi di estetica. E forse mi spingo più oltre: della letteratura, dell'arte, si può e si deve, fare filosofia, non scienza. La filosofia sta oltre la scienza, è e non può non essere metafisica.

Ma qui comincerebbe un lungo ed appassionante colloquio che purtroppo l'età e le forze ormai scarse non mi consentono di affrontare. E non mi resta che ringraziarla ancora una volta per quello che dalle Sue pagine ho imparato e sto imparando, e rallegrarmi ora e sempre con Lei. Suo

Rosario Assunto

31 luglio 1993

Caro professor Assunto,

tornando all'Università, dopo l'estate, ho trovato la sua graditissima lettera. Non si scusi di nulla: i tempi del pensare non sono, non possono essere quelli dei giorni e delle stagioni. Piuttosto auguri infiniti per la sua salute, che forse ho "intrigato" un po' con l'invio dei miei libri, costringendola implicitamente a un lavoro supplementare non proprio opportuno. Se così è mi dispiace e mi abbandoni senza pietà.

Vedo, comunque, che mi sta leggendo con una attenzione che se, da un lato, mi onora, dall'altro mi riempie di trepidazione. Ho troppa stima di lei per non preoccuparmi un poco di questa mia "nudità". Se però le accadrà di continuare, non mi salti le "formule algebriche", perché non sono tali, ma solo abbreviazioni del discorso, schemi didattici, che in quanto tali, certo, a lei potrebbero non servire e solo come tali potrebbe rifiutarli, ma non come algebra per la quale nutro le sue stesse perplessità. E forse, io, qualche perplessità in più, voglio dire qualche difficoltà di comprensione (difficoltà tecnica) in più.

E poi chissà se è proprio vero che, al profondo, apparteniamo a mondi diversi: filosofia vs scienza? In fondo tutti i filosofi (metafisici compresi) non hanno mai rinunciato al tentativo di costruire un discorso (una filosofia) in qualche modo internamente coerente e a cercare "prove" per quanto affermavano. E questi sono i sani principi cui, si ispira anche ogni discorso scientifico che voglia essere corretto e appunto scientificamente accettabile. Che l'una si occupi dell'immortalità dell'anima (poniamo) e l'altra, poniamo, della cellula è questione marginale, questione d'oggetti di studio, in sé impropria a definire il proprio e della scienza e della filosofia. L'universo è sempre quello: affrontarlo filosoficamente o scientificamente non dipende da esso, ma dal senso che, volta a volta, diamo ai nostri discorsi sull'universo stesso. E sinceramente quello della scienza e quello della filosofia mi paiono da sempre lo stesso. Non è, ad esempio, scientifico il modo di discutere dell'immortalità dell'anima nel Fedone? E scientifico proprio secondo quel modo avanzato che poi da noi, nel Novecento, s'è detto con Popper falsificazionista? C'è una teoria, ci sono prove cruciali ecc. ecc. E poi, ancora a caso, Fichte, Husserl... Parlo di scienza corretta, non di scienza scorretta, dogmatica, ma anche la filosofia, lei mi insegna, può essere scorretta. E poi la scienza stessa, fino a non molto tempo fa, sappiamo, si diceva filosofia. Filosofia della natura, certo, ma sempre filosofia. Credo proprio che non siamo tanto lontani. Grazie ancora e a presto. Suo

Luciano Nanni

26 settembre 1993

Caro professor Nanni,

grazie per la sua lettera, e per le sue serie considerazioni.

Credo anch'io che siamo più vicini di quanto a prima vista non sembrasse. Forse, il problema di fondo è quello delle categorie. O meglio: della categoria: la bellezza. In fondo l'ago della mia bussola, fin da quando lo lessi la prima volta, or è molt'anni, rimane lo Älteste Systemprogramm, 1797, di Hölderlin, Schelling, Hegel (Hegel, di cui rimane il manoscritto, ne prese le distanze dopo la Fenomenologia, 1806): "in ultimo, l'idea di bellezza, nel più alto senso platonico, l'idea che tutte le altre riunifica e in cui si affratella la verità e il bene..." (cito a memoria). E poi, Platone. Sì.Le scritture filosofiche a cui mi sono sempre sentito più vicino, Platone, Plotino; i Padri della Chiesa; Agostino; i mistici di San Vittore, Marsilio Ficino... E poi i romantici: Fichte, certo, con la sua Einbildungschraft originaria, e poi l'Introduzione alla vita beata.

Insomma, quando dico "scienza", vorrei dire "razionalismo". Ma Lei, come scrittore, ha, grazie al cielo, un grande dono, il dono dell'ironia.

Husserl, lo ammiro, ma ho sempre fatto fatica a leggere la sua Strenge Wissenschaft. Non così Heidegger: ha un sottofondo mistico. Ma non è un problema oggettivo, è un problema interno. Mi sento più incline al filosofare poetante che non a quello ragionativo. Tutto qui.

Avrò ragione, avrò torto?

Forse si tratta solo di una vocazione a metà, tra filosofica e letteraria. Leggo poco, lo confesso, i filosofi contemporanei. Mi rifugio nei narratori e nei poeti.

Filosofia della natura: l'ho praticata, come Lei sa, e la pratico. A gennaio uscirà la seconda edizione del Paesaggio e l'estetica. Se sarò in piedi, la cosa è anche possibile nonostante la mia malattia, sarò ben lieto di fargliene dono( Rosario Assunto è morto il 24 gennaio 1994).

Purtroppo non posso, temo, donarle l'assoluto come bellezza la bellezza come assoluto, un libriccino di dialoghi usciti quando stavo per entrare in ospedale, e che non ho potuto seguire. Ne ho chiesto qualche copia alla casa editrice ("Novecento" a Palermo) e sperano di mandarmele, benché il volume sia quasi esaurito

Le mie condizioni di salute sono quelle che sono. Certe malattie, quando vengono bisogna conviverci.

Per di più l'afa umida di questa maledettissima estate mi ha regalato una artrosi alle gambe, che non è per nulla gradevole, anzi, certe volte, è insopportabile. E poi, sono da sempre meteoropatico al massimo grado.

A parte queste notizie, sono soddisfatto e orgoglioso di essermi meritata la Sua stima e la sua amicizia, che ricambio altamente.

Buon lavoro, e un caro saluto dal Suo

Rosario Assunto

 

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