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Joseph Hillis Miller

Professore di letteratura inglese e direttore di " Literature Major " presso l'università di Yale (USA), è uno degli esponenti più vivaci e di spicco fra gli Yale Critics. Dopo una serie di importanti volumi sul periodo vittoriano, e in particolare su Ch. Dickens e Th. Hardy (Ch. Dickens: The Wortd of His Novels, Harvard U.P., 1958; The Disappearance of God: Five Nineteenth Century Writers, Harvard U.P., 1965; Th. Hardy: Distance and Desire, Harvard U.P., 1970), il suo interesse si è venuto concentrando sui problemi della critica letteraria e in particolare sull'atto della lettura.

Miller è sempre stato molto sensibile nel cogliere le principali evoluzioni della teoria e della critica della letteratura: dopo avere appreso la lezione, per lui fondamentale, dei New Critics si è avvicinato alla Scuola di Ginevra e in particolare a G. Poulet, per poi diventare, dopo il 1967, uno dei maggiori diffusori di Derrida in America e il coraggioso difensore della dottrina decostrizionista. Di particolare interesse per cogliere la sua posizione nella cosi Scuola di Yale - rispetto a De Man, Bloom e Hartman - sono alcuni saggi pubblicati su " Diacritics ", come Tradition and Difference, Deconstructing the Deconstructors, e soprattutto il saggio The Critic as Host incluso nel volume Deconstruction and Criticism (London, Routledge and Kegan, 1979), considerato una sorta di manifesto della decostruzione americana. Non meno interessanti sono, inoltre, le polemiche, cui Hillis Miller non si è certamente sottratto, con M.H. Abrams a proposito dell'umanesimo e, più recentemente, con R. Wellek per difendersi dall'accusa di sterile nichilismo.

La pubblicazione di Fiction and Repetition (Harvard, U.P., 1982), un volume che racchiude, oltre a una premessa teorica, una serie di saggi su alcuni autori che Miller ha frequentato per anni (da T. Hardy -a J. Conrad a V. Woolf) segna un ritorno ai suoi primi studi sulla narrativa vittoriana (ironicamente R. Pease, in un recente volume sulla decostruzione in America, intitola il capitolo a lui dedicato The Other Victorian at Yale). In questo volume Miller continua a interrogarsi sul significato dell'uso delle parole all'interno dei romanzi e sostiene che la sua critica è " filologia ", etimologicamente intesa come " amore delle parole " e tenta anche di conciliare il momento teorico della decostruzione con la pratica del critico-insegnante.

L'argomento del seminario che Miller ha tenuto a Bologna sull'" Etica della lettura " sarà anche l'oggetto del nuovo libro che Miller sta pubblicando presso la Columbia U.P.

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