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Un antigone di marmo e respiro

Conversazione con Irene Papas sulla messinscena dell'Antigone di Sofocle al Teatro Greco di Siracusa*

di Salvo Bitonti

Bitonti- Irene, tu per noi italiani, incarni tutto ciò che noi amiamo della Grecia. il teatro, il cinema, la musica.attraverso le tue interpretazioni.e so che ciò spesso non ti piace.

Papas- Non è che non mi piaccia, a volte mi sembra pesante per me, anche i greci mi dicono: "tu rappresenti noi" e io dico:va bene! Però tutto il lavoro io e voi niente? Voi potete fare i mascalzoni, gli assassini, e io devo rappresentare la Grecia?Guarda, a me piace molto quello che faccio, se è greco, va bene! Io non divido il mondo in Grecia, Italia. . . Dove mi trovo, quella è la mia patria.

 Così la mia patria è piuttosto l'Italia; parte delle sue radici e delle sue parole derivano dal greco e l'amore che gli italiani hanno sempre avuto per il mondo greco antico, mi commuove.

i greci non hanno lo stesso amore che avete voi.sono un po' cattivelli.penso all'amore che hanno avuto gli antichi romani che sono venuti da noi, si sono impadroniti della cultura greca e l'hanno divulgata in tutto il mondo, sono stati i migliori public relations che potessimo avere. Una volta a Roma, per una medicazione al pronto soccorso, ho trovato un medico meraviglioso che mi parlava in greco antico e io ho dovuto ammettere che, pur essendo greca e occupandomi delle tragedie greche antiche, non conoscevo il greco antico.e l'ho pregato di non essere duro con me.

B. Sai, Irene, chi ha fatto il liceo classico in Italia impara anche i versi dei canti dell'Odissea a memoria e così pensiamo che arrivando in Grecia, ci comprendano con le nostre conoscenze di greco antico. Ma ovviamente non è così . Insomma, Irene, sei come Atlante, porti il peso dell'eredità della cultura greca attraverso tutta la tua carriera.

P. Non la porto, anzi la voglio lasciare a terra.

B. Ma noi ti ammiriamo grandemente perché il tuo lavoro rappresenta l'immagine vivente del mondo greco. Il tuo volto nelle memorabili interpretazioni filmiche dei personaggi di Elettra, nella tragedia omonima, di Elena ne Le Troiane, di Clitennestra in Ifigenia, tutti lavori diretti da Michael Cacoyannis, in cui hai trasfigurato il senso del tragico in modernissima umanità, fino alla Penelope dell' Odissea televisiva, impressa nel nostro immaginario: sono frammenti di ciò che noi abbiamo sognato del mondo greco antico.

P. E a me, non rimarrà che sognare la Cina, allora! Vedi, da bambina, mio padre ci leggeva i classici greci e sosteneva che dopo di loro non c'era stato nulla, solo un inutile chiacchiericcio. E quando d'estate ci portava nelle montagne vicine per l'aria buona, noi facevamo del teatro improvvisato. Anche mia madre che era una semplice maestra, aveva una grande cultura da far invidia a una docente universitaria. Era molto sofisticata, si interessava al buddismo. Eravamo una famiglia anomala, molto libera, assolutamente non borghese; la loro unione era molto strana, mio padre aveva sessanta anni e mia madre ventinove. Bellissimi tutti e due; mora lei e di carnagione chiara lui. Così sono nata in una famiglia che amava molto le arti, mia madre dipingeva, mio padre era appassionato di letteratura. A quell'epoca a me scocciavano moltissimo tutti questi insegnamenti; ma loro erano consapevoli del loro lavoro su di me e pian piano le gocce della conoscenza si sono come distillate dentro di me. Io avevo come maestra mia madre, che mi ha portato a scuola con lei a cinque anni in una classe con alunni misti fino alla quinta. E così seguivo tutte le lezioni, anche quelle per gli studenti più grandi. Ed ero bravo in matematica, ma ora non lo sono più . Credo che la logica matematica sia una grande fantasia dove lì soltanto puoi trovare la verità. Tutto il resto sono formule create per ingannarci.

B. Veniamo allo spettacolo, Antigone, che stai provando in questi giorni al teatro greco di Siracusa: giunge dopo il progetto Le Troiane ed Ecuba di Euripide - il primo curato dalla Fura dels Baus e il secondo da te interpretato e anche diretto- realizzato in Spagna, a Sagunto e a Roma a Tor Vergata. Seguendo le prove dello spettacolo, ho notato, come nelle complesse dinamiche psicologiche dei personaggi, tu, dirigendo gli attori, ricerchi sempre un senso di chiarezza e semplicità, bandendo ogni intellettualismo da teatro di ricerca. Le emozioni devono essere vere ed arrivare al pubblico. Inoltre osservo come costante della tua ricerca d'attrice prima e di regista ora, ci sia stata ed c'è una grande attenzione verso l'universo femminile della tragedia greca. Così ti chiedo, chi è per te Antigone e cosa rappresenta questo personaggio nella tua vita?

P. Antigone è l'eroina di una società che si è data delle leggi. Quando ho finito la scuola nazionale d'arte drammatica di Atene, a diciannove anni, ho interpretato in un film il personaggio di Antigone; era quasi teatro. L'ho rivisto recentemente e non mi è piaciuto per niente. La mia interpretazione era molto declamatoria. Allora i miei insegnanti di recitazione non si interessavano da un punto di vista teatrale ai tragici greci ne a trasmetterci ciò che era rimasto. E noi sappiamo poco della forme sceniche di rappresentazione del teatro greco, perché non vi è nulla di codificato, a differenza ad esempio del teatro kabuki giapponese. Non abbiamo la musica, il suono antico della parola, la varietà della metrica differente per ogni singolo momento del testo. Mi pare che il teatro greco fosse qualcosa di simile a un musical, un bellissimo e grandissimo musical, con arie cantate ma anche con molto parlato. Pensa, avere oggi un musical con un testo scritto da Eschilo!Mia madre e mia nonna erano solite raccontare delle favole e dentro questi racconti ci mettevano del proprio ampliandoli, proprio come facevano i tragici greci.

B. Ma ritornando ad Antigone, mi pare che nella tua messinscena, hai voluto evidenziare un grande senso di solitudine del personaggio; Antigone, solitaria, si aggira nel grande spazio scenico, che tu stessa hai ideato, anche quando è accompagnata da Ismene o quando giunge prigioniera.è una solitudine dell'anima.

P. Mi pare che una persona, dopo aver raggiunto una tale livello di intelligenza fino al punto di decidere di sacrificare il proprio corpo per creare un futuro più giusto, non può che rimanere sola. Antigone non ha amici. Quando ci capita di volere qualcuno che appoggi la nostra anima, in un momento difficile, quanti amici possiamo trovare al nostro livello di pensiero?

B. Una solitudine che diviene ritualità, ad esempio quando Antigone, prima di essere condotta al suo sepolcro di morte, offre libagioni alle grandi statue votive cicladiche, che riproducono quelle di un antichissima civiltà preellenica, fiorita nelle Cicladi nel 2600 a. C. e che tu, con efficace anacronismo, hai voluto sulla scena del teatro. Sono idoli che, nella loro modernissima stilizzazione, ricordano l' arte di Modigliani o lo stupore degli idoli dell'isola di Pasqua. Nell'originale non superano i cinquanta centimetri di lunghezza, ma che tu hai voluto gigantesche e incombenti. Esse avevano una funzione funeraria, precorrevano l'idea del psycopompos, come divinità che accompagnavano i morti. Esse sembrano essere qui i testimoni muti del destino già scritto di Antigone.

P. La mia scelta degli idoli cicladici sulla scena, così come il percorso solitario di Antigone, non è una scelta intellettuale ma emotiva. Ma vediamo la storia, la narrazione:Antigone è sempre sola, nonostante sia in un mondo di uomini, nessuno prende la spada per difenderla contro Creonte. I soli elementi che sono vicini a lei, sono questi antichissimi totem, che hanno assistito a tutte le vicende di Tebe. I soli che dialogano con Antigone e che sono sulla sua onda di pensiero. Ecco io vorrei far vedere questo sulla scena. La scena aiuta il personaggio. Vorrei che non ci fossero menzogne interpretative. Io non ho mai detto bugie sulla scena e credo che il pubblico lo sappia.

B. Parliamo adesso della tua idea scenografica. Mi sembra che tu abbia voluto creare una scena che rispecchiasse la cavea del teatro. Hai ripristinato il grande spazio circolare dell'orchestra, che a Siracusa esiste solo in forma di mezzaluna, per via dei rimaneggiamenti di epoca romana, a cui hai fatto seguire sul sfondo, circolarmente, dei gradini che ricordano la cavea del teatro o una scalinata. Gli idoli cicladici, come si diceva, sono issati su questi gradini ma occupano anche lo spazio naturale del teatro lateralmente sugli speroni rocciosi.

P. Sai, non volevo ferire lo spazio scenico naturale del teatro. Quando sono venuta in teatro per un sopralluogo, ho pregato i miei accompagnatori di lasciarmi sola. Ho fatto due o tre passi e ho avuto l'immagine di come poteva essere la scena dello spettacolo. Ho studiato tutte le precedenti scenografie che sono state fatte a Siracusa. Mi sembra fossero delle opinioni scenografiche sempre inferiori alla bellezza naturale dello stesso. Mi piacerebbe che questa scena desse l'impressione di essere sempre stata lì. Non amo i registi prepotenti che stravolgono lo spazio e non sono attenti ai valori del testo.

B. Legata a questa idea del teatro a specchio, vedo che, per esempio, il bando di Creonte contro la sepoltura di Polinice, all'inizio dello spettacolo, lo fai recitare ai soldati che invadono la cavea, salendo i gradini del teatro. E così l'uscita rituale di Antigone, seguita dal coro delle donne, che avviene passando attraverso la cavea, fra il pubblico.

P. Io dico agli attori che gli spettatori che hanno di fronte non sono altro che tebani della provincia, venuti ad assistere alle vicende di Antigone. Dico loro di guardare il pubblico e di parlare con loro. Gli spettatori sono dialoganti con i personaggi a cui devono unirsi. Antigone ha forse un solo alleato che sono gli spettatori.

B. La linea che tu, come regista, sembri perseguire è quella di uno spettacolo lineare, estremamente comunicativo nel senso più alto del termine, ispirato a chiarezza e semplicità, grazie anche alla efficace e limpida traduzione di Maria Grazia Ciani.

P. Io vorrei che il pubblico comprendesse le parole di Sofocle in modo chiaro, con chiare emozioni. Noi non abbiamo altro che le nostre emozioni per esprimere il testo. Ecco perché lavoro con gli attori e lavorerò sempre di più, sulla verità dell'interpretazione, perché essi siano creduti. Se tu sei creduto sulla scena, puoi veramente interpretare ogni momento del personaggio. Mai mentire sulla scena.

B. E' il lavoro dell'attore sul personaggio, come intendeva Stanislavskij, durante le prove, gridava ai suoi attori:"Non ci credo!"

P. Esattamente quello che faccio io!

B . D'altronde tu appartiene idealmente come attrice, alla scuola americana che ha elaborato il metodo Stanijslavskij. Elia Kazan, mitico regista, tra i fondatori dell'Actor's Studio, è stato un tuo estimatore;anche Fellini ti ammirava enormemente, anche se so che i complimenti non ti piacciono.

P. Ho paura. è umano.non voglio cavalcarli.

B. E Katharine Hepburn, con cui hai girato Le Troiane di Euripide, una volta ha detto che Irene Papas è "una delle più grandi attrici della storia del cinema".

P. Io posso dirti una cosa su di lei, quando interpretava Ecuba nel film Le Troiane, che ho girato con lei, ho ammirato il suo coraggio, da cui derivava il suo talento;un grande talento che si appoggiava a un carattere fortissimo.

B. Parliamo adesso degli attori. Hai scelto Alessandro Haber, che è un attore molto originale, per il ruolo di Creonte.

P. Io non lo conoscevo prima di incontrarlo. Ma mi ha colpito il fatto che, come tutti noi attori, aveva paura ad affrontare il ruolo . Questo è un elemento importante nel carattere di un attore e anche del personaggio. Creonte è un ruolo frastagliato, ricchissimo di sfumature e di diversissimi stati d'animo. Vogliamo vedere questo personaggio possedere una nevrosi contemporanea, quasi a scatti. E' un leone ma ha anche paura. Fra Tiresia e Creonte vi è un durissimo scontro: fra politica e religione. Ma sarà sempre la religione a vincere perché essa sventola la bandiera della morte.

B. Antigone è Galatea Ranzi, un attrice giovane, considerata tra le nostre migliori in assoluto.

P. Io credo che lei abbia capito molto profondamente la verità di Antigone. Vedo che chiede a se stessa di essere sempre più vera, nell'orlo delle passioni a cui Sofocle e il personaggio la spingono.

La sua Antigone è fatta di marmo e respiro!

B. Il carattere di Antigone trova un specularità contraria nella figura remissiva della sorella Ismene, che è interpretata da Micol Pambieri.

P. Ismene è straordinariamente forte nella sua debolezza. Comprende Antigone ma non può aiutarla. Riuscirà a vincere i suoi timori quando deciderà di seguire la sorte di Antigone. A volte ha la saggezza di una madre quando protegge la sorella come fosse sua figlia.

B. Mi sembra che ritorni simbolicamente il mondo cicladico in cui avvolgi l'azione. Era un mondo femminile, legato al culto della Grande Madre. Forse, inconsciamente, hai voluto accostare al mondo cicladico, che era il mondo della donna, il sacrificio di Antigone.

P. Si, forse. Ma soprattutto il tempo lontanissimo in cui erano state istituite le leggi, rappresentate dagli idoli. Leggi non scritte.

B. Dicevamo dello scontro fra politica e religione. Come hai visto il personaggio di Tiresia, a cui da voce Maurizio Donadoni?

P. Donadoni è un attore che lavora intensamente, apprezza tutti i dettagli e le sfumature dei suoi personaggi. Infatti interpreta, oltre Tiresia, anche il ruolo della Guardia.

 Il personaggio di Tiresia puo' essere vero ma può anche ingannarci. D'altronde sappiamo che questi indovini erano strettamente legati al potere ed erano abili ad andare in trance o a praticare l'autoipnosi per impressionare. Era il loro mestiere.

B. Un altro elemento importante dello spettacolo, mi sembra l'apporto sonoro e musicale del tuo musicista, Vangelis. Sonorità marziali si alternano a echi etnici o vagamente new age, mi pare, nello stile del grande compositore, già premio Oscar. La musica è una protagonista discreta.

P. Vangelis è una persona estremamente generosa, come sono spesso i grandissimi artisti; non ha nessuna paura di donare. Mi ha regalato due ore e mezza di sue composizioni per poterli adattare personalmente. Una dimostrazione di grande fiducia. Ama il mondo greco antico.

Non solo è greco ma è filogreco. Ha sempre partecipato ai miei spettacoli sulle tragedie. Abbiamo fatto con le sue musiche, anche Medea, Le Troiane, l'Ecuba . ora Antigone. E' una musica che amplifica il dolore della tragedia senza ferire. Piange con Antigone e partecipa all'azione, come fosse un'altra voce.

B. Per i costumi ti sei affidata a una giovane stilista, Sophia Kokosalaki, che ha curato la cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici di Atene.

P. L' elemento caratterizzante è il sottile panneggio delle stoffe, fatto di piccole pieghe. Questo stile appartiene al mondo greco sia antico che moderno. Hanno scavalcato le onde, i secoli e questa tecnica, che si fa a mano, è giunta fino a noi. Il colore dominante è il nero, che mette in evidenza il viso e le mani degli attori.

B. Tu sei greca, delle vicinanze di Corinto; sai che il fondatore di Siracusa è stato Archia di Corinto?

P. Si lo so. Infatti dico sempre che mia mamma è di queste parti. E poi questa città e questo teatro devono essere veramente ringraziati per l'amore vero che da tanti anni dimostrano per il dramma greco, molto più grande di quello che hanno gli stessi greci. E credo che gli spettacoli che vediamo qui sono spesso superiori di quelli che possiamo vedere da noi in Grecia;e poi mi piacerebbe che gli spettacoli che nascono cosi bene a Siracusa, potessero intraprendere un viaggio nei teatri del mediterraneo; in Libia a Cirene, Leptis Magnae e Sabratha, in Marocco, in Tunisia. e anche in tutta Europa. Io credo che solo i grandi testi possono aiutare l'uomo e non certo i popcorn! Tutto il mediterraneo è un viaggio d'acqua che porta cultura.

*L'Antigone di Sofocle è andata in scena, per il XLI ciclo di rappresentazioni classiche, al Teatro Greco di Siracusa il 14 Maggio 2005, con la regia e idea scenografica di Irene Papas e la seguente distribuzione artistica nei ruoli principali:Antigone, Galatea Ranzi;Ismene, Micol Pambieri;Creonte, Alessandro Haber;Guardia, Maurizio Donadoni;Emone, Roberto Salemi;Tiresia, Maurizio Donadoni;Messaggero, Francesco Biscione;Euridice, Deborah Lentini;Corifei, Francesco Biscione, Andrea Cavatorta, Paolo Cosenza, Giancarlo Ratti. Traduzione, Maria Grazia Ciani;Costumi Sophia Kokosalaki;Musiche originali, Vangelis;Movimenti coreografici, Aurelio Gatti;Direzione musicale, Stefano Marcucci;Collaboratore artistico, Fulvio Ardone.

 

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