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I diari della creatività scientifica e letteraria (1980-2005) di Graziella Tonfoni: un fenomeno letterario di grande interesse culturale.

di Marina Teresa Dagna

I diari della creatività scientifica e letteraria (1980-2005), volume di cui si intende qui offrire solamente una breve presentazione, non è che l'ultimo contributo intellettuale apportato da Graziella Tonfoni, non solo nell' ambito disciplinare a lei proprio, la linguistica computazionale, ma all'intero ambiente letterario grazie a molteplici scelte autoriali caratterizzate da una fortissima interdisciplinarietà.

Il libro, uscito a fine dicembre 2005 presso l' Editrice, di storico respiro scientifico, Pitagora, è un originalissimo fenomeno di narrativa che nasce e si articola negli spazi di chiosa ed anfratti interpretativi che scorrono autonomamente e parallelamente rispetto ad un corpus autonomo costituito dal curriculum vitae e dall' elenco delle pubblicazioni, burocraticamente normalizzato (adeguamento secondo parametri MIUR).

Assolutamente innovativo è lo stile narrativo adottato dall'autrice, la quale sceglie di applicare, in questa sua autobiografia, per la prima volta in lingua italiana, la scrittura ologrammatica, che permette di visualizzare le singole frasi e paragrafi in tridimensionalità polisemica.

Questa nuova letteratura ad altissima precisione viene definita da Tonfoni, per comodità di lessico e praticabilità di termini, letteratura computazionale.

Indispensabile risulta, quindi, tracciare una breve storia della nuova denominazione di 'Letteratura Computazionale'. Ne riportiamo quindi, qui, la definizione estesa come già circolata:

 "Il termine letteratura in una prima valenza di insieme di testi di vario genere e tipo fra loro comunque coesivi per fili tematici congrui ed unificanti si riferisce, in questo caso, a quei testi che rappresentano direttamente o descrivono indirettamente il progresso della storia del pensiero linguistico computazionale contemporaneo e del trattamento del linguaggio naturale, a partire dal 1956 anno ufficiale della fondazione della disciplina di Intelligenza Artificiale. Ma oggi solo in alcune locuzioni specifiche come quelle di letteratura giuridica e di letteratura medica, si pensa ancora al semplice e totalmente indifferenziato significato di ' scritti pubblicati in relazione ad una certa area tematica accomunante e caratterizzante ' .

Nel caso della letteratura computazionale si intendono precisamente, in una seconda valenza del termine, quei testi appartenenti a varie tipologie, che trattando temi congrui rispetto all'area computazionale, presentano comunque un valore aggiunto di natura artistica, per quelle scelte operative effettuate nel delicato rapporto fra significante e significato, contenitore e contenuto, che risultino pienamente visibili e per le modalità stilistiche progettate, illustrate e poi concretamente realizzate nella struttura effettiva dei vari manufatti testuali.

Primi esempi di queste particolarità di stile e contenuto nel contesto di origine, quello appunto statunitense, e quindi in lingua inglese, sono precisamente tre testi fondamentali, anche se per aspetti e ragioni fra loro diversi, rispettivamente The Society of Mind di M. Minsky, The Connoisseur's Guide to the Mind di R. Schank, Artificial Intelligence di P.H. Winston.

Come genere letterario a sé, risulta fondamentale per la definizione esatta ed inequivocabile evidenziare quelle specifiche e particolarissime tecniche compositive, che caratterizzano i testi che ne fanno parte in modo da delineare un corpus sistematico ed indiscusso che formi appunto una vera e propria tradizione di letteratura computazionale europea.

Ciò avviene sulla base dell'identificazione precisa di caratteristiche stilistiche pregnanti ed uniche, di principi lessicali distintivi rigorosissimi, algoritmicamente descrivibili e facilmente identificabili, ritrascrivibili e ricodificabili secondo processi di parafrasi.

Esiste quindi una estetica computazionale, con le relative categorie, che emerge chiaramente nelle particolarità compositive, per nulla ovvie, e nel forte rapporto semantico stabilito fra contenitore, lineare o ipertestuale, e contenuto, sincronicamente o diacronicamente concepito e multimedialmente o multimodalmente espresso.

La esemplarità di un corpus sistematico di letteratura computazionale, sia in riferimento alla prima che alla seconda accezione del termine, è interamente basata sul vastissimo patrimonio degli scritti, sia in Inglese che in Italiano, di Graziella Tonfoni, iniziatrice anche di un vero e proprio genere letterario computazionale italiano, ove il termine stesso computazionale richiede le seguenti indispensabili specificazioni:

  1. ad alto rigore terminologico: basato su scelte lessicali precise, con valenze semantiche molteplici, parametrizzabili e quantificabili;
  2. una alta precisione stilistica: basata su scelte sintattiche e pragmatiche formalizzabili;
  3. ad alta densità informativa: basato su scelte di progettazione e di esecuzione testuale graficamente rappresentabili;
  4. ad alta compressione: basato su scelte di compattazione e di classificazione modellizzabili;
  5. ad alta complessità: basata su scelte intertestuali ed interdisciplinari identificabili;
  6. a lunga tenuta: basata su scelte di riformulazione diacronica e quindi continuativamente reinterpretabili.

Ogni testo letterario nella definizione di classico computazionale è costruito secondo le rigorosissime tecniche previste dall'architettura testuale, secondo la seguente progressione:

  1. problem definition: per la definizione precisa della tipologia del testo da progettare;
  2. problem solving: per la scelta precisa della strategia di identificazione delle linee compositive adeguate da adottare;
  3. metaphor making: per la pianificazione dell'ambiente metaforico più adeguato a contenere la molteplicità interpretativa che consente il parallel reading, basato sulla polistraticità delle linee stilistiche.

Come leggiamo nel volume La multimedialità attiva di Laeng: 'Si dice ormai da tempo che la memoria umana è olografica, ossia che registra i suoi contenuti non solo con collegamenti lineari o planari, ma con collegamenti n-dimensionali, su più livelli; al punto che gli stessi contenuti possono essere distorti o lacerati ma non distrutti purché ne rimanga anche solo un frammento. Noi sappiamo leggere in maniera olografica, perché integriamo percettivamente anche i testi deteriorati, e perché organizziamo i dati in ingresso in strutture di significati; il che spiega non solo la possibilità di lettura del "messaggio in bottiglia" ma di gran parte della cultura trasmessa attraverso le mille traversie di una comunicazione avventurosa. Finora però nessuno aveva provato a scrivere in maniera olografica.

Poteva tentare l'impresa solo una linguista che fosse anche esperta di ipertesti e di intelligenza artificiale, e che quindi potesse offrire una coniugazione delle risorse delle metafore e analogie della cultura letteraria con quelle di una comunicazione multimediale: questa persona è Graziella Tonfoni, che fa inoltre tesoro della partecipazione a due culture, quella europea e quella americana.'

Tonfoni infatti porta alle estreme conseguenze la stessa metodologia di cui è autrice CPP-TRS, ovvero comunicative positioning program - text representation systems (1989-1994), che ha lo scopo di rendere possibile la rappresentazione visiva delle intenzioni comunicative e delle varianti tipologiche del testo mediante la proposta degli schemi che rendono possibile il disegno tecnico di quelle interazioni e dinamiche comunicative salienti, che emergono fra scrittore e lettore di un dato testo, derivando successivamente da questa sua prima teoria della comprensione del testo assolutamente coerente rispetto alle teorie della mente minskiane, una parallela ed assolutamente distinta teoria della compressione ad altissima precisione per la verifica dei livelli di esattezza interpretativa nella gestione della documentazione, che si materializza in un vero e proprio linguaggio, CTML ovvero context transport mark up language.

I riferimenti teorici e metodologici di tale suo ulteriore modello sono quelli della fisica.

Mentre cpp-trs è uno strumento ampliamente ed apertamente praticabile nell'ambito della formazione e della didattica in varie lingue, che si presta quindi particolarmente al contesto europeo, ctml resta un linguaggio avanzato e riservato agli operatori specializzati, progettato dalla stessa autrice esclusivamente in lingua inglese nel e per il contesto comunicativo americano.

Tonfoni porta inoltre alle estreme conseguenze computazionali le sue scelte stilistiche espressive ed espositive sperimentandone le molteplici potenzialità in tutta una linea di suoi testi, e numerosissimi manoscritti, applicando le tecniche di deformazione metaforica ed analogica ai fini della resa poliprospettica e tridimensionale, per un vero e proprio disegno tecnico del testo narrativo.

Esempio cardine della pratica olografica, dalla autrice stessa progettata nelle sue relative applicazioni di accelerazione e decelerazione dei livelli di significazione del testo in relazione alle molteplici varietà di percezione e lettura previste è, in Inglese, il corpus epistolare A thousand letters to Pete Daniel, Smithsonian Institution. Il primo esempio della applicazione di tale tecnica in Italiano è appunto la sua narrazione autobiografica ovvero I diari della creatività scientifica e letteraria.

Lo stile progettato e praticato dalla medesima autrice implica operazioni di elaboratissimo ampliamento delle valenze significative di ogni elemento e segmento della frase, tali da rendere plausibile che un unico progettista testuale, ovvero scrittore, componga un testo apparentemente lineare che attraverso fenomeni di riflessione e rifrazione semantica può essere letto da tre tipologie di lettori differenti, i quali ricavano ed evincono a partire dalla stessa costruzione sintattica tre livelli di significazione diversi, che scorrono paralleli a seconda del diverso oggetto e trama che ognuno si attende il testo debba contenere, in relazione a differenti contesti comunicativi, predefiniti, senza interferenze. Questa è appunto la resa ologrammetrica, olografica e metrica, del testo cui Tonfoni giunge, mediante una accuratissima scelta, per una progettata ed intesa euristica sincronica e diacronica, secondo molteplici, ma controllate chiavi interpretative.

La resa esponenziale di tale convessità interpretativa avviene nei suoi disegni testuali, realizzazioni grafiche che accompagnano la sua letteratura computazionale sul piano figurativo ed in cui si vengono ad identificare ben cinque linee interpretative parallelamente attive nello stesso testo visivo della autrice che presenta cinque differenti punti di vista e percorsi euristici.

La reinterpretabilità diacronica sulla base della riprogettazione o restauro computazionale delle progressive mutazioni di contesto si realizza anche per i suoi componimenti poetici, che l'autrice definisce nei termini di corpus poetico e poietico , ad indicare che la interpretazione è in questo caso una vera e propria azione interpretativa, con molteplici livelli di retroazione semiotica.

Una caratteristica fondamentale della letteratura computazionale risulta ovviamente la sua intraducibilità automatica compensata dalla sua traducibilità incrementale ovvero per diversi e successivi gradi di approssimazione, che implicano quei processi di chiosatura e di parafrasi del testo, che soli possono consentire un trasporto efficiente dei fenomeni di rifrazione e riflessione del significato da una lingua e contesto culturale mediante la messa a punto di apparati critici e paratestuali altamente articolati e complessi. Si tratta di una meccanica testuale raffinatissima basata su veri e propri adattamenti e riformulazioni. La prassi intertestuale e interlinguistica proposta ai fini di garantire una minimale o comunque approssimativa resa di un testo in lingua altra da quella di originaria progettazione e realizzazione compositiva, deriva dai particolarissimi studi e ricerche della medesima sui problemi della traduzione fin dalla sua giovane età.

Tonfoni in tutta la sua amplissima produzione scientifica e letteraria procede inoltre a continui trascinamenti stilistici e mutuazioni interparadigmatiche, ovvero trasporta intenzionalmente da un settore ad un altro prassi operative da lei riconfigurate con estrema precisione e riorganizzazione al fine di sbloccare problematiche fino ad allora irrisolte nell'ambito della linguistica contemporanea.

Il suo stile postmoderno rigorosissimo, definibile solo sommariamente e superficialmente come eclettico, costituisce di fatto un unicum nella linguistica postchomskiana e nella storia della letteratura italiana postcalviniana e postgaddiana, in quanto risultante dalla duplice fisionomia ed attività scientifica e letteraria di una scrittrice massimalista, personalmente e continuativamente impegnata ed attiva sul versante tecnologico ed umanistico.

Per riuscire ad estrarre pienamente tutte le complesse e composite tramature polisemiche e tessiture polisemiche degli scritti dell'autrice, sia quelli italiani che quelli inglesi, ci vorranno decenni di lavoro interpretativo estremamente sofisticato da parte di umanisti ingegneri che sappiano cogliere quelle innumerevoli chiavi e chiose interpretative, mai casuali, che l'autrice ha intenzionalmente incastonato nelle intersezioni interpretative e nelle intercapedini cognitive di ognuno dei suoi testi, ponendosi lei stessa ad un certo punto come iperlettore, ovvero interprete dei suoi propri scritti, proprio per indicare quei percorsi di lettura che potranno essere poi pienamente compiuti solo mediante una collaborazione efficace di intere squadre di critici.

Ogni suo scritto richiede infatti una vera e propria pianta e mappa di percorso come quando si tratti di decifrare pienamente una cattedrale gotica.

L'autrice paradossalmente ed iperbolicamente ma non meno per questo accuratamente, ridefinisce i propri testi, citando il Circolo linguistico di Praga, come vere e proprie opere postjakobsoniane, proprio per le estreme tensioni lessicali e sintattiche delle sue costruzioni e decostruzioni, basate su una vastissima serie di crocicchi interpretativi.

Per la complessità e la profondità delle opere la voce enciclopedica appositamente creata in lingua Italiana per comprendere i classici dell'autrice invita glottologi e linguisti Italiani ad una rimeditazione circostanziata nei confronti dei propri pregiudizi ovvero precedenti giudizi."

La stessa scrittrice è conscia dell'impossibilità di attuare una linearizzazione completa anche della titanica mole di notizie biografiche e bibliografiche intrinsecamente legate alla nascita e all'espansione dottrinale di discipline complesse e composite, quali l'intelligenza artificiale, le scienze delle informazione e l'information design. Ambiti di studio questi, le cui valenze intellettuali, imprescindibili per le dinamiche vitali della attuale società informatizzata, sono tali, da poter essere paragonate a quell' oceano atlantico che la studiosa da venticinque anni incessantemente sorvola.

Si deduce quindi come si tratti, senza dubbio alcuno, di "un vissuto biografico unico nel suo genere, continuamente in precario equilibrio, a cavallo fra discipline, lingue, continenti, spazi ed ambienti", tali da imporre la necessità di rammentare, redigere e preservare ogni singola testimonianza dai molteplici insidiosi pericoli che potrebbero causarne l'irreparabile perdita, nell'oblio del sovraccarico informativo caratterizzante la società attuale, o l'altrettanto grave stravolgimento interpretativo.

La salvaguardia di tale patrimonio biobibliografico di tanta rilevanza, viene qui attuata dall'autrice preservando le memorie storiche in modo scientificamente appropriato, cioè inserendole nel loro preciso contesto e individuandone il loro originante significato non ché trattenendone le tracce autenticate.

Tonfoni stessa sottolinea, in un suo carteggio datato 24 gennaio 2006, questo aspetto con le seguenti parole: "Il testo riflette eventi precisi e pubblicazioni precisissime e non c'è nulla di inventato ma eventualmente di metaforicamente reso."

Questa specificazione è d'obbligo dal momento che la prefazione del volume stesso afferma come si configuri come un particolarissimo romanzo storico, "conformato come una serie di frammenti di vero e proprio diario emozionale di una vita scientifica letterariamente deframmentato e frattalmente riconfigurabile".

Il termine 'romanzo storico' è semanticamente connotato soprattutto nell'ambito critico letterario europeo. Per questa ragione si rende necessaria, in questo contesto una indispensabile specificazione fornita da Tonfoni stessa, in un suo carteggio datato 24 gennaio 2006. Per la rivoluzionaria esponente della letteratura computazionale italiana il termine "romanzo" non va inteso come appellativo classificatorio bensì come acronimo, legato alla scrittura olografica, da sciogliere nel seguente modo:

 'Riesce Ormai Maestra A Neutralizzare Zone Oscure'.

Solo grazie all'accurata e precisa esplicazione ed esplicitazione autoriale si ha accesso critico a questa, altrimenti criptica, risemantizzazione ologrammatica volta a manifestare una carica emozionale di grande forza legata, in prima battuta, al percorso biografico ed ai rapporti intellettuali intessuti, nel venticinquennio preso in esame, dalla scienziata con specialisti ed accademici di varie nazionalità, e di variegati ambiti disciplinari, su questa come sull'altra sponda dell'Atlantico. In seconda battuta si rende manifesto l'atteggiamento decisamente costruttivo e positivo assunto come fondante dalla stessa nei confronti delle influenze negative e dei molteplici ed infondati attacchi critici ricevuti, che sono stati, a prezzo di un ampio dispendio energetico, quasi alchemicamente trasformati in possibilità di accrescimento culturale e di rivalutazione critica attuabile attraverso opportune e dovute rimeditazioni delle precedenti posizioni sostenute.

Emozione e scienza ed emozione della scienza dunque si intrecciano, intersecano e fondono, come è naturale, nella proposta della memoria testuale.

Sarebbe grave errore considerare la ricerca scientifica, ed in particolar modo quella portata avanti da Tonfoni, "partecipe diretta di processi e percorsi fondamentali nella storia del pensiero informatico nonché attiva nella gestione politica della scienza dell'informazione", come priva di forte sostanzialità creativa ed emozionale.

L'emotività e la ricerca scientifica, nell'arco della storia della cultura occidentale, a partire dal XVII° secolo, sono sempre state fortemente interdipendenti nel loro procedere per il raggiungimento della scoperta intellettuale.

E impossibile non accorgersi della vivacissima passione intellettuale caratterizzante l'animo di Galileo Galilei e traboccante, per esempio, dai suoi dibattiti culturali con gli avversari.

Altrettanto visibili sono le forti emozioni scatenate nell'animo schivo di Luigi Galvani dalle constatazioni sperimentali dei suoi studi e trasportate poi nelle pagine delle sue Memorie.

L'emozione è connaturata alla ricerca scientifica in quanto attività umana. Questo aspetto è però odiernamente poco esplorato dalla critica ed è rimasto nascosto agli occhi di entrambe le compagini, quella degli scienziati e quella degli umanisti.

Ciò è avvenuto in quanto le passioni dei singoli, divenuti poi illustri scienziati, sono racchiuse in opere, testimonianti ricerche sperimentali e scoperte scientifiche, che si pongono al confine tra scienza e letteratura.

A causa di questa particolare natura la critica umanistica non ha preso in considerazione queste riflessioni come vere e proprie opere d'arte letterarie, esprimenti non solo le scoperte ma anche gli stati emotivi, sia positivi che negativi, degli uomini e delle donne che con abnegazione e passione hanno dedicato la loro esistenza alla ricerca.

D'altra parte il mondo scientifico vero e proprio ha preso in considerazione, di queste opere, solo gli aspetti disciplinari e ha spesso valutato il resto come un "divertissement", un ornamento retorico messo in atto da chi scrive per rendere più dilettevole la sua opera.

Questa posizione è stata portata avanti a tal punto da giungere a far credere allo specialista del campo umanistico che le sensazioni di stupore, sorpresa e gioia, descritte da uno scienziato ottocentesco dinnanzi al verificarsi di una reazione inattesa capace di aprire nuovi orizzonti di ricerca, non fossero altro che un topos. Non si tratterebbe d'altro se non di una convenzione diegetica, di una tradizionale introduzione dell'argomento atta magari ad attirare l'attenzione del lettore. Questa posizione è fortemente mistificatoria: altera il messaggio che lo scrittore voleva trasmettere nell' opera e forza la spontanea interpretazione messa in atto dal lettore.

Tutto questo disinteresse odiernamente è chiaramente superato, anche grazie a questo contributo di Tonfoni, a favore del riconoscimento della naturale inscindibilità, connaturata alla persona umana e quindi anche allo scienziato, della sfera emotiva da quella razionale.

A questa argomentazione si potrebbe ribattere citando la celebre frase dell' astrofisico, premio Nobel nel 1983, Subrahmanyan Chandrasekhar: "Gli scienziati, di norma, non considerano le motivazioni che ispirano l'attività scientifica o la base estetica di tale attività argomenti degni di una discussione seria".

Questa affermazione parrebbe far ricadere tutta la colpa di tale negligenza sugli scienziati stessi.

In realtà questa chiave di lettura è accettabile solo a patto di una forzosa decontestualizzazione della battuta di Chandrasekhar, il quale, nel libro Truth and Beauty da cui è tratta, si prodiga al fine di smentirla elencando ed analizzando numerose storie aneddotiche di scienziati ed artisti in cui spicca la carica emozionale e creativa insita in ogni scoperta intellettuale.

Va inoltre considerato che la capacità di costruire modelli e di inquadrarli entro più ampie teorie è frutto sì di immaginazione creativa, ma è anche espressione di tradizioni culturali, di visioni del mondo, di concezioni e riflessioni sulla vita.

Il percorso che conduce alla formulazione di un modello è scandito dal fiorire di intuizioni e di idee innovative, ma anche da scelte tra differenti alternative, da rinunce a considerare taluni aspetti dei fenomeni; e per decidere che cosa scartare ci vogliono criteri ben chiari e consolidati.

In ogni caso, non si tratta di operazioni neutrali rispetto alla verità del reale che, pertanto, per essere eseguite al meglio, richiedono una condizione fondamentale: la passione per la realtà, il desiderio di un rapporto significativo con le cose di ogni giorno e con il piacere di scoprire.

Di quanto fin qui affermato Tonfoni fornisce un'esemplificazione significativa nel corso di tutto il suo volume, il quale è chiaramente destinato a presentarsi nel contesto umanistico italiano come un fenomeno editoriale in grado di stimolare il dibattito culturale al riguardo proprio di queste molteplici linee critiche.

Vi è poi da affrontare il problema della creatività in rapporto sociale con la comunità intellettuale in cui viene ad essere praticata.

La creatività infatti si caratterizza per un che di paradossale - come aveva intuito già Plutarco a proposito delle scoperte di Archimede: sembra che tutti i suoi «ammiratori», nemici compresi, «mentre da soli non avrebbero mai trovato il segreto delle scoperte del siracusano, una volta che lo avevano appreso da lui, avessero l'impressione che ce l'avrebbero fatta contando unicamente sulle proprie forze». Quando viene in un qualche senso spiegato, qualsiasi atto creativo appare magari ancora degno di rispetto, ma comunque a portata di mano. Così è probabilmente nella scienza come nell'arte: appena realizzato il miracolo si dissolve.

A riguardo di questo aspetto particolarmente concorde è Tonfoni che, in un altro passo dei Diari, così si esprime: "Chi per primo scopre o inventa, corre sempre un rischio: prima tutti sono increduli o sospettosi e ostili, poi, se l'invenzione è accettata, allora dicono che è ovvia, così naturale che anche loro ci avevano già pensato comunque."

Un altro aspetto che non può esser taciuto è quello relativo alle ripercussioni che la creatività, finora analizzata, produce sulle abitudini e sulle scelte compiute nel corso della stessa vita biologica.

La creatività insita nello scienziato, motivata dalla forte carica emozionale di cui ci occupiamo e dal pressante desiderio di sapere, modifica, influisce e plasma la sua vita quotidiana in un processo circolare di continua ricerca, che a sua volta alimenta il flusso creativo stesso.

Per questa ragione bisogna rapportarsi con un misto di accortezza e di profonda comprensione, nel senso più nobile del termine, al dramma in cui può tramutarsi l'esistenza di qualsiasi genuino innovatore. Lo aveva compreso - stando a Plutarco - lo stesso Marcello, conquistatore di Siracusa, il quale voleva che Archimede avesse salva la vita. Arrivò, però, prima la spada di un soldato ottuso che non risparmiò il sapiente, colpevole di non essersi nemmeno accorto che il nemico aveva fatto irruzione in città, perché «troppo preso dalla sua ricerca con gli occhi e con la mente». Questa ultima frase è esempio fulgido dell'impegno e della dedizione passionale dello scienziato alla sua ricerca.

Questo aspetto è analizzato approfonditamente da Tonfoni, la quale afferma emblematicamente nella premessa al volume: "Ho veramente deciso di scrivere la mia vita non tanto quando ho intrapreso la stesura di questo libro, ma quando di fatto ho conformato la mia esistenza secondo le precise necessità della scrittura, le sue urgenze ed assolute emergenze."

Ecco quindi emergere in tutta la sua chiarezza, l'ebbrezza insita nella ricerca intellettuale creativa di qualunque tipo, sia scientifica che letteraria, proprio in una studiosa, per sua stessa definizione, "di natura anfibia", metà umanista e metà ingegnere, che però pretende in ogni soluzione creativa da lei messa in atto "una estetica capace di attrarre estatica ammirazione".

Tonfoni tiene però a sottolineare un aspetto riguardante la propria creatività, rapportata all'amplissima mole di ricerche e contributi scientifici da lei messi a punto, molto importante e che potrebbe, se non opportunamente esplicato dar adito a malintesi, attraverso le affermazioni riportate in un carteggio datato 21 gennaio 2006: "Vanno illustrati gli aspetti del discoprimento scientifico e le emozioni della intuizione prima e verifica minuziosa e minuta della attività propria della scienziata che autoriflette, tema ancora poco trattato in Italia, ove si tende soprattutto a pensare la creatività come assemblaggio di idee collettivamente giustapposte. Trattandosi infatti di una testimonianza di lavoro solitario di scalpello di emozioni, dolori, fatiche ed apprensioni ed anche gioie irripetibili delle conferme implose ecc. di una persona, inclusa la descrizione dello sforzo di 'cesello e bulino quotidiano' la ricerca scientifica solitaria e individuale rappresenta l'altra faccia della medaglia nella creatività".

In conclusione, indipendentemente dalla mole delle scoperte portate a termine da Tonfoni, la ricerca da lei condotta si caratterizza come assolutamente individuale e non di gruppo.

Va peraltro puntualizzata l'assoluta non esaustività delle citazioni e delle esposizioni biobibliografiche del volume in analisi. Si rende quindi opportuna una consultazione diretta delle fonti documentali catalogate e depositate presso l'Archivio Storico Archivio Fondo Letterario Italiano Graziella Tonfoni dell'Alma Mater di Bologna.

Assai peculiare è anche la scelta dell'autrice di voler dare ruolo prevalente alla voce narrante, all'oralità attraverso il testo scritto, a quella pratica oggi largamente sacrificata in una società prevalentemente incentrata sull'immagine visiva: "Ogni paragrafo del volume mette in onda personaggi che vivono del piacere discreto e profondo della rievocazione e della ricostruzione, sulla base dell'amore autentico per il sapere, opposti alla ampia schiera di coloro che ricercano spasmodicamente la visibilità pubblica a tutti i costi".

In ultima battuta, questo libro innovativo presenta diverse descrizioni così particolareggiate da poter essere facilmente assimilate a vere e proprie immagini figurative di forte valenza psicologica. Queste infatti possono, in particolari frangenti, fungere da 'macchie di Rorschach', cioè da veri e propri reattivi mentali in grado di fornire un quadro della situazione psicologica del lettore.

Ci riferiamo qui ovviamente al test proiettivo, consistente in una serie di dieci tavole con macchie sia nere sia colorate, elaborato dal celebre psichiatra svizzero vissuto tra il 1884 e il 1922, ed adottato dalla psicologia clinica.

Esattamente come il suddetto test diagnostico, le immagini descritte nei Diari attraverso la scrittura ologrammatica, rivestono particolare interesse per la ricchezza dei risultati che sono in grado di fornire e si prestano ugualmente a un'eventuale quantificazione delle risposte. Il lettore con disarmonie emotive o psicologiche vedrà così in esse la rifrazione di quei ambiti emozionali che rivestono un ruolo problematico nella sua interiorità.

Leggiamo ancora come "I Diari della creatività scientifica e letteraria, autobiograficamente concepiti ed ologrammaticamente realizzati da Tonfoni, a seguito di una preliminare ed estesissima pratica della sua originaria teoria e derivata tecnica in lingua inglese, e che perciò costituiscono il primo esempio italiano di letteratura computazionale basata sull'applicazione dei quanta linguistici".

In conclusione, quindi, essi non possono che considerarsi un fenomeno letterario di ampio respiro destinato a generare e stimolare il dibattito culturale italiano.

Per mezzo di questo volume, infatti, l'autrice dimostra la praticabilità delle tre linee interpretative teoriche parallelamente attive nell'opera stessa.

 

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